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Il nodo del Metodo Stamina che nessuno vuol testare

staminaliAtmosfera surreale ieri fuori da Montecitorio. Non che non fossimo abituati a proteste anche concitate fuori dal Parlamento, ma di fotografia insanguinate del Primo Ministro e del Presidente della Repubblica non se ne erano ancora mai viste.

Si parla di metodo Stamina, una terapia che prevede l’utilizzo di cellule staminali per arrestare e invertire il decorso di malattie neuro-generative. Rivoluzionaria ed efficace per alcuni pazienti, per altri invece solo una bufala, che avrebbe già portato nelle tasche del suo inventor-promotore diverse migliaia di euro.

E’ una delle discussioni sulla salute e sul diritto alla cura più accese dai tempi del Dott. Di Bella, l’ultimo caso di questo genere a dividere l’Italia.

Cosa dice di offrire il metodo Stamina

Senza addentrarci nei dettagli scientifici, cerchiamo di capire come funziona il sistema di Vannoni. Vengono prelevate delle cellule staminali dal midollo osseo del malato o da uno di un donatore. Ricordatevi della possibilità di utilizzare cellule che provengono da un donatore, sarà importante successivamente.

Queste cellule vengono poi messe a coltura in una soluzione di acido retinoico ed etanolo, soluzione che dovrebbe essere in grado, sempre secondo il metodo Stamina, di trasformarle in cellule in grado di rigenerare quelle celebrali, con conseguenti effetti benefici per quei malati che soffrono di malattie neurogenerative.

Chi è Vannoni?

Davide Vannoni non è un medico, e questo gli viene rinfacciato spesso dai detrattori del metodo Stamina. E’ laureato in Lettere e Filosofia, e si è imbattuto nelle cellule staminali quasi per caso. Ha sofferto in passato di una paralisi facciale (il problema non sembra essere scomparso, osservate nei video la parte sinistra del suo volto), e afferma di essersi curato grazie a dei metodi sviluppati in Ucraina.

Passata la paralisi, o comunque migliorata, convince due biologi di quelle parti a trasferirsi con lui a Torino, dove comincerà a vendere il suo rimedio a chi, fiaccato dalle assenze di cure, si gioca la sua ultima carta proprio con Vannoni.

Seguono anni turbolenti, dove Vannoni è alla ricerca di finanziamenti e di luoghi tranquilli per continuare la sua attività. Finisce a San Marino, dove le sue cure continuano ad essere somministrate in un centro estetico privo di autorizzazione medica, almeno stando a quanto riportato da Raffaele Guariniello, magistrato che ha recentemente aperto un’indagine sugli affari di Vannoni.

La vicenda si è chiusa con un rinvio a giudizio pochi giorni fa, e l’esito pare ancora piuttosto incerto.

Vannoni è anche fondatore della ONLUS Stamina Foundation, che si occupa dell’attività di promozione delle terapie a base di cellule staminali.

I primi dubbi: un metodo costosissimo

Il metodo di Vannoni non è riconosciuto dal Sistema Sanitario Nazionale, e quindi chi vuole sottoporvisi deve sborsare di tasca sua cifre che possono arrivare anche a 50.000€. Segnatevi anche questo, perché sarà importante dopo.

Non che il resto dell’industria viaggi su binari diversi, ma qualcuno ha il sospetto che quelle di Vannoni e di Stamina non siano altro che delle enorme operazioni commerciali per spillare soldi a gente disperata. 

Non sta a noi dare giudizi su questi sospetti, continuate a leggere e formatevi un’opinione per conto vostro.

Non tutti sono rimasti soddisfatti

Il metodo è sperimentale, per stessa ammissione del suo primo promotore, e non ha soddisfatto tutti quelli che vi si sono sottoposti.

Il caso di Carmine Vona

Il 3 Luglio 2013 sul Corriere della Sera viene pubblicata la testimonianza di Carmine Vona, commerciante ambulante indicato emblematicamente come vittima 52, ovvero il cinquantaduesimo caso raccolto dagli investigatori nel caso contro Vannoni e le sue pratiche. Dice di essersi sottoposto al trattamento, per poi trovarsi in hotel a schiumare dalla bocca a causa di una crisi epilettica. Miglioramenti per la paralisi causata di un ictus? Zero. E da qui la denuncia.

Il caso di Claudio Font

Sul Piccolo arriva la storia di Claudio Font, morto a 72 anni lo scorso anno. La sua famiglia ha sborsato quasi 42.000€ per un trattamento che avrebbe dovuto far regredire il suo morbo di Parkinson.

Fattura intestata alla IBM di San Marino, poi chiusa perché priva delle autorizzazioni necessarie ad operare come clinica.

Deliri, crisi e un aggravamento del quadro clinico generale, che sarebbero stati responsabili, almeno secondo gli avvocati di famiglia, della scomparsa del degente.

L’ombra della casa farmaceutica

In un documento in cui affermava di non poter rivelare completamente il know-how e le tecniche impiegate nel metodo Stamina, Vannoni affermava di aver già ceduto il sistema ad una casa farmaceutica, la Medestea, pronta a richiedere enormi penali nel caso in cui il sistema fosse stato divulgato.

Un altro punto che ha fatto storcere il naso a chi era già mal disposto nei confronti del metodo che ha diviso il nostro paese in due schieramenti.

Ad un certo punto, le Iene

La situazione sarebbe rimasta nei trafiletti a pagina 40 dei quotidiani locali, se non fossero intervenute Le Iene. Il programma di Italia 1 parte con degli speciali dedicati al Metodo Stamina da Febbraio scorso, difendendone pubblicamente l’efficacia.

Il caso diventa nazionale, non sono più soltanto i pazienti che hanno ottenuto miglioramenti a gridare allo scandalo, ma una grossa parte della popolazione che ritiene Le Iene paladini della lotta contro i soprusi, in questo caso di non meglio specificate grandi case farmaceutiche, ai danni dei cittadini.

Il caso continua a montare, e costringerà, lo vedremo dopo, il Ministero della Salute ad autorizzare una sperimentazione in tempi brevissimi e non protocollari.

Il Ministero della Salute si piega

Il Ministero della Salute, inizialmente piuttosto scettico riguardo le potenzialità della cura, si vede costretto ad autorizzare in fretta e furia una sperimentazione del metodo.

Si tratta di qualcosa di importante tanto per i malati quanto per Vannoni. Nel caso in cui il sistema fosse stato incluso nei metodi riconosciuti dall’SSN, le cure avrebbero cominciato ad essere pagate dallo Stato e non più dai singoli pazienti.

Un affare anche per Vannoni, che avrebbe avuto la possibilità di soddisfare le enormi richieste presenti per la cura che sponsorizza, dato che a pagare, da quel momento in poi, sarebbe stato lo Stato con le sue enormi disponibilità economiche, e non più pazienti che per coprire gli enormi costi della terapia erano spesso costretti a vendere le proprie abitazioni.

Anche la sperimentazione accordata dal Min.Sal. a Stamina è sui generis. Vengono immediatamente stanziati 3 milioni di euro per portare a termine gli studi nel più breve tempo possibile. 

La sperimentazione rifiutata

L’undici Ottobre scorso, ed è qui che cominciano i titoli di coda per il metodo Vannoni, il Ministero della Salute rifiuta di procedere nella sperimentazione del metodo Stamina.

Le motivazioni sono tutte di carattere tecnico e nulla dicono, nei fatti, sull’efficacia del metodo stesso. Vengono contestate ai laboratori di Vannoni irregolarità di carattere tecnico tanto macroscopiche da mettere addirittura in pericolo la salute dei pazienti:

– inadeguata descrizione della procedura

– insufficiente descrizione del prodotto, dato che le cellule da iniettare non sarebbero state definite in maniera corretta, e tantomeno presentate in un alcun saggio funzionale a dimostrarne le qualità biologiche

– rischi per i pazienti, e qui torniamo sui donatori. I donatori non sono stati identificati né tantomeno testati per HIV1 e HIV2, HBC, HCV e altre malattie trasmissibili dalla procedura

– rischi di iniezione di materiale osseo a livello del sistema nervoso

Sono questi i motivi che hanno spinto il Ministero della Sanità a rifiutare la sperimentazione, aprendo il quadro che affronteremo tra poco.

Che cos’è successo davvero?

Quello che la stampa ha ignorato è che l’efficacia del metodo non è stata messa in discussione. Non si è potuti arrivare a testarne l’efficacia in quanto la sperimentazione è stata interrotta prima di arrivare a giudicare gli effetti riportati dai pazienti. E’ stata la burocrazia ad uccidere stamina? No, è un’esagerazione dei sostenitori della cura.

I motivi addotti dal Min.Sal. non possono essere ignorati. Se i punti 1 e 2, quelli che riguardano il protocollo, potrebbero essere ignorati, non è possibile però ignorare il 3 e il 4, dato che ad essere in pericolo sono i pazienti stessi. “Non ci sono effetti collaterali”, dicono i malati in piazza, ma non è quello il punto.

Ai donatori di cellule staminali non è stato effettuato alcun tipo di test che permettesse di riscontrare malattie trasmissibili durante la procedura, aprendo scenari che ci riportano agli anni ’80, quando farsi una trasfusione di sangue era una roulette russa.

La sperimentazione non c’è, che succederà?

La mancata sperimentazione crea due tipi di problemi. In primis non potremo verificare l’efficacia del metodo, almeno fino a quando qualcuno non si sobbarcherà le enormi spese per i test in laboratorio da effettuarsi secondo lo stato dell’arte farmaceutica.

In secondo luogo si apre un percorso particolarmente difficile per quei malati che volevano affidarsi alla cura pur senza poter sborsare le cifre chieste da Vannoni.

Lo Stato non pagherà, e chi vorrà continuare a farsi iniettare cellule staminali dovrà cercare di trovare i soldi da qualche parte, ammesso che la somministrazione della cura continui da qualche parte.

La protesta non si fermerà qui

Il rischio per il Ministero della Sanità è quello di non essere riuscito a dare una risposta soddisfacente a chi chiedeva di avere la cura a disposizione gratuitamente.

Non aver sperimentato non risolve la questione di fondo, che è quella che verte sull’efficacia o meno del metodo Stamina, che nonostante i pareri fortemente contrari della maggioranza degli specialisti del settore, non è stata ancora dimostrata. 

E i malati e i parenti continueranno a sperare…

Perché questa questione, così come avvenne per i casi Bonifacio e Di Bella, sia diventata così importante e abbia diviso in modo così netto il paese è facile capirlo.

Da un lato c’è chi ha fede cieca nella scienza e soprattutto nel comitato scientifico messo in piedi dal Ministero, dall’altro c’è chi, anche spinto dalla disperazione per cure che non esistono, vorrebbe un’ultima chance per cercare di invertire il decorso di malattie davvero terribili.

Scegliere uno schieramento è difficile, e a conti fatti è anche inutile, dato che non stiamo parlando di una partita di calcio ma della salute di moltissime persone, che rimarranno con il dubbio sull’efficacia del metodo di Vannoni, dato che il Ministero, lo ripetiamo, si è rifiutato di testarlo sull’efficacia, rispedendo tutto al mittente in quanto le procedure mediche seguite nella clinica non rispettavano gli standard minimi di sicurezza previsti dalla scienza medica.

Una soluzione che non accontenterà nessuno, se non la ricerca contro le malattie rare, alla quale saranno destinati i tre milioni in principio stanziati per la sperimentazione del metodo Stamina.

Per approfondire

  1. Il documento con il quale il Ministero della Salute ha bloccato la sperimentazione [PDF]
  2. Uno dei video de Le Iene che hanno portato il caso all’attenzione nazionale [WEB]
  3. Il video dell’ANBI, che attacca il metodo Stamina [WEB]

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