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Morbo di Basedow: cos’è, sintomi e terapia

basedowIl morbo di Basedow è una patologia comune che colpisce, a seconda del luogo geografico, tra il 2 e il 3% della popolazione.

Si chiama anche morbo di Graves ed è una patologia a carico della tiroide, che causa in genere ipertiroidismo e altri problemi, di cui parleremo più diffusamente tra pochissimo.

Vediamo insieme che cos’è il morbo di Basedow, come si manifesta e, soprattutto, come si cura.

Cos’è il morbo di Basedow?

È una patologia a carico della tiroide, dalle cause purtroppo ancora sconosciute. Secondo gli studi più recenti si tratterebbe infatti di una combinazione di fattori genetici e ambientali, che porterebbero allo sviluppo della malattia in un gran numero di soggetti, almeno il 2% della popolazione in Italia.

Secondo altri studi potrebbe essere invece di origine batterica e ad essere colpevole dell’infezione sarebbe lo Yersinia enterocolitica, un batterio molto vicino a quello che causava la peste. Nonostante però molti studi si muovano in questa direzione, non ci sono prove certe che sia questo il batterio a causare la malattia di Basedow.

I sintomi più ricorrenti

Ci sono dei sintomi che sono in genere riconducibili alla sindrome di Basedow:

  • Esoftalmosi: si tratta della sporgenza di uno o di entrambi gli occhi verso l’esterno. È il segno più evidente di questa patologia.
  • Affaticamento, perdita di peso con aumento di appetito e altri sintomi tipici dell’ipertiroidismo.
  • Battito cardiaco accelerato.
  • Debolezza muscolare, che può protrarsi anche per mesi.

Le possibili cure

Non esistono cure in grado di contenere la sindrome di Basedow. Quello che la medicina moderna può fare è contrastare quelle che sono le manifestazioni di questa patologia, andando a ridurre la produzione di ormoni tiroidei.

Si può utilizzare la radioiodina, un isotopo radioattivo della iodina che, sotto stretto controllo medico, è riuscito a dare risultati importanti nella lotta a questa patologia.

Al tempo stesso si può tentare la via della tiroidectomia, anche se si tratta di una via sempre meno percorsa per via dei rischi che sono collegati a questo tipo di procedura.

Anche i beta-bloccanti possono essere usati per contrastare le manifestazioni di questa patologia, dato che possono andare a ridurre gli episodi di tachicardia tipici di chi soffre di questo morbo.

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