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Quando e come fare una biopsia epatica

biopsia epaticaIl fegato è sicuramente uno degli organi più importanti del nostro corpo, in quanto svolge tantissime funzioni fondamentali per la nostra sopravvivenza.

Tra gli esami di controllo più invasivi che si fanno al fegato, abbiamo anche la biopsia epatica, che prevede di andare a prelevare una parte di tessuto epatico, per poi sottoporla ad un esame al microscopio.

Come funziona la biopsia epatica?

Per fare una biopsia epatica ecoassistita, cioè con l’ausilio di un ecografo per individuare la posizione esatta del fegato, bisogna seguire i passaggi di cui sotto:

  • Si invita il paziente ad assumere la posizione più idonea per effettuare l’esame.
  • Il medico va ad individuare il punto esatto in cui si trova il fegato con l’ecografo.
  • La cute viene disinfettata e vi si inietta un farmaco antiestetico locale.
  • Dopo che il farmaco ha fatto effetto, il paziente deve fare una lunga espirazione, svuotando i polmoni, e deve trattenere il respiro mentre il medico va ad introdurre e a rimuovere l’ago aspirato nel fegato, prelevando il tessuto in pochissimo tempo.
  • Successivamente il frustolo di tessuto epatico viene messo da parte per l’esame al microscopio.

Quando è necessario fare una biopsia epatica?

Tra le indicazioni più diffuse per sottoporci ad un esame di biopsia epatica, troviamo sicuramente le seguenti:

  • Per la diagnosi della colangite sclerosante primaria.
  • Per la diagnosi della malattia di Wilson.
  • Per la stadiazione delle patologie alcoliche del fegato.
  • Per la diagnosi di patologie alcoliche che interessano il fegato.
  • Nel caso di complicanze del fegato grasso.
  • Per andare a valutare eventuali masse sospette e la loro natura.
  • Nel caso di epatiti autoimmuni.
  • Nel caso di una epatite virale cronica di tipo B e C.
  • Per la diagnosi di emocromatosi.
  • Per la diagnosi di una cirrosi biliare primaria.

Ci sono dei rischi connessi a questa procedura?

Nonostante la biopsia epatica sia piuttosto invasiva, i rischi connessi a questa procedura sono pochi e non eccessivamente preoccupanti. La complicanza più diffusa è il dolore che si percepisce dopo l’esame, ma si tratta comunque di un dolore sopportabile e gestibile.

Un’altra complicanza comune, che colpisce il 10% dei pazienti, riguarda l’abbassamento della pressione sanguigna. Tuttavia, anche in questo caso, non bisogna allarmarsi. La complicanza più grave, ma anche più rara, prevede invece una trasfusione di sangue.

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