L’adenomiosi è una patologia a carico dell’utero, di carattere benigno, che prevede la crescita di endometrio dove non dovrebbe essere, seppur sempre all’interno dell’utero. La patologia in questione vede formazioni di tessuto endometriale in genere all’interno del miometro, la parte interna dell’utero che in presenza di questo particolare tessuto tende a gonfiarsi.
Quali sono le conseguenze della patologia?
Si tratta di una patologia completamente benigna, che non comporta alcun tipo di evoluzione nefasta, ma che può comunque causare dolori pesanti a carico della donna, soprattutto durante il ciclo mestruale.
Per questo motivo, a dispetto della benignità della patologia, si cerca in genere di procedere per la cura e la rimozione dell’endometrio.
Quali sono le cause?
Le cause più comuni dell’adenomiosi sono quello che seguono:
- Legatura delle tube di Falloppio;
- Aborto volontario;
- Intervento cesareo per il parto;
- Parti multipli, in genere almeno 3;
- Interventi all’utero di tipo chirurgico, per la rimozione di fibrosi e/o polipi.
Affianco a queste cause scatenanti, secondo alcuni medici, l’adenomiosi potrebbe avere origine ereditaria. Sembra infatti che donne dello stesso ceppo famigliare siano colpite con maggiore frequenza di quelle che invece non abbiano una storia pregressa, anche a livello famigliare, di adenomiosi.
Come si riconosce?
L’adenomiosi si può riconoscere da una serie di sintomi tipici, che si manifestano da soli oppure insieme:
- Sanguinamento uterino anomalo, sia durante che dopo il ciclo;
- Crampi mestruali molto forti, spesso insopportabili e che rendono necessario il ricorso a farmaci antidolorifici;
- Perdite a spotting, ovvero a piccole gocce, che possono intervallare il periodo tra un ciclo e l’altro;
- Anche i dolori durante i rapporti sessuali, soprattutto durante la fase di climax, sono piuttosto tipici.
In presenza di uno o più di questi sintomi, il medico e il ginecologo dovrebbero certamente investigare la possibilità che ci si trovi in presenza di adenomiosi.
Si può curare? Come si interviene?
Esistono terapie piuttosto efficaci, che in parte possono aiutare a risolvere il problema, in parte a contenerne invece le manifestazioni.
Si può ricorrere innanzitutto a farmaci antidolorifici, che permettono di superare indenni i fortissimi dolori mestruali che in genere accompagnano questa condizione.
Si possono anche regolare gli estrogeni nel sangue, che possono essere i responsabili disegnati per la crescita dell’endometrio all’esterno della sua zona di competenza. Per farlo avremo bisogno di ricorrere sia alla pillola contraccettiva, sia all’anello contraccettivo che permettono di intervenire con rilascio di ormoni graduale.
Nel caso di problemi invece più gravi, si può comunque pensare di ricorrere all’isterectomia, ovvero all’ablazione completa dell’utero. Si tratta però di, come sarà facile capire, estrema ratio, ovvero di un intervento che deve essere considerato solo residuale e solo quando i problemi causati da questo tipo di disturbo sono davvero insopportabili.