Possiamo parlare di anemia emolitica quando i livelli di emoglobina sono più bassi dei livelli considerati minimi, a causa di una distruzione dei globuli rossi che avviene a ritmi decisamente anomali.
La distruzione dei globuli rossi (emolisi, e da qui il nome di questa particolare forma di anemia) avviene in genere per cause che sono riconducibili ad un’azione autoimmune del nostro corpo, ingiustificata e anormale, le cui cause, come vedremo tra pochissimo, devono essere sicuramente investigate dal nostro medico curante.
I sintomi – come riconoscerla
L’anemia emolitica si manifesta con un ampio ventaglio di sintomi che, purtroppo, non sono sempre facilmente riconducibili univocamente a questo tipo di patologia:
- Pallore, tipico però di tutte le anemie;
- Presenza di ittero, ovvero di colorito giallo della pelle;
- Febbre;
- Tachicardia;
- Pressione sanguigna leggermente superiore alla norma;
- Senso di vertigini e di nausea;
- Ingrossamento sia del fegato che della milza.
In presenza di questi sintomi si può essere certi di essere stati colpiti da una forma di anemia: per individuare però se si tratti o meno della forma emolitica, c’è bisogno di ulteriori mezzi diagnostici, che verranno individuati dal vostro medico curante.
Le cause dell’anemia emolitica
Esistono tantissime cause che possono portare all’anemia emolitica. Questo rende la diagnosi piuttosto difficile e sicuramente impossibile da praticare da soli. Vediamo insieme quali sono le cause più comuni:
- Uso di farmaci come gli antimalarici, i sulfamidici, l’acetaminofene e anche la penicillina;
- Presenza di alcune tipologie di tumore, come la leucemia oppure il linfoma;
- Malattie autoimmuni, come artrite reumatoide, colite ulcerosa, lupus;
- Favismo: si tratta di una malattia genetica ereditaria che prevede l’assenza dell’enzima G6PD nel nostro sangue.
Il disturbo può avere anche origine genetico-ereditaria, ed è comune vedere pazienti che appartengono allo stesso ceppo familiare tutti colpiti da questa particolare forma di anemia.
Si può curare?
Sì, l’anemia emolitica si può curare, a patto che il medico riesca ad individuare quali sono le cause che hanno portato allo sviluppo della malattia. Solo con una diagnosi che riesca ad individuare le cause e che non tratti l’anemia appunto come patologia a sé stante è possibile recuperare condizioni di buona salute.
Per quanto riguarda invece le terapie temporanee, ovvero quelle tese a ristabilire un livello di emoglobina accettabile, si può in genere procedere con l’aiuto di farmaci corticosteoroidi, oppure con la somministrazione endovena di emoglobina.
Nel caso in cui la malattia sia autoimmune, anche farmaci che sopprimono il sistema immunitario possono essere di grande aiuto.