Quella tra il prosciutto crudo italiano e il suo corrispettivo spagnolo è una “battaglia” che va avanti da decenni. Da un lato troviamo i sostenitori del “Parma” e del “San Daniele”, dall’altra quelli del “Serrano” o del più comune “Jamon Iberico”.
Sul gusto si è a lungo dibattuto e sicuramente si continuerà a farlo ancora per molto tempo. Sono troppi i fattori che entrano in campo, primo fra tutti il gusto personale, che difficilmente permette di decretare, quindi, un riscontro oggettivo universale.
C’è chi lo preferisce più o meno stagionato, chi ama il sapore dolciastro e chi, invece, preferisce un gusto più sapido ed intenso. Mettere d’accordo tutti è praticamente impossibile, quindi sorvoleremo riguardo ciò che concerne il palato per concentrarci su altro.
Ciò che ci interesserà in questo articolo sono le componenti organolettiche e le proprietà alimentari di questi squisiti prodotti, per cercare di stabilire quale, tra italiano e spagnolo, sia il prosciutto più sano in commercio.
Le caratteristiche dei diversi prodotti
Ovviamente la doverosa premessa alla nostra indagine sarà stabilire di cosa andremo a parlare: saranno, infatti, considerazioni generali che riguarderanno i metodi di produzione e di conservazione piuttosto che la qualità della carne dei diversi prosciutti.
Questo proprio perché, sia nel panorama italiano che in quello iberico, le varietà sono molteplici, legate strettamente al territorio regionale e quindi non riconducibili ad un modello comune.
Tralasciando quindi le tipologie suine utilizzate e i particolarismi nell’allevamento e nella trasformazione, possiamo andare ad analizzare gli elementi comuni per rispondere al nostro quesito.
Emerge che il prosciutto classico italiano risulta generalmente più ricco di grassi rispetto a quello spagnolo, che solitamente viene privato della sua parte “bianca”.
Inoltre, sia il “Serrano” che quello “Iberico” sono più proteici e più ricchi di vitamine rispetto ai vari prosciutti nostrani.
Le caratteristiche del prodotto fanno, quindi, propendere per le tipologie spagnole, ma a favore di quelle italiane c’è una lavorazione meno invasiva delle carni e una stagionatura più lenta e graduale, con scarso impiego di solfiti o altri conservanti artificiali.
Secondo noi la questione può concludersi con un pareggio!