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Binge eating: che cos’è?

Per binge eating si intende, letteralmente, mangiare in abbuffata. Il DSM-5, il manuale di riferimento attualmente più aggiornato per psicologi e psichiatri di tutto il mondo, lo traduce in italiano come disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder).

Ma perché, si potrebbe pensare, un’abbuffata dovrebbe mai comparire addirittura sui libri di ogni psicoterapeuta? Scopriamolo.

Binge eating: cos’è e perché è un problema serio

Il binge eating, nei termini in cui è stato definito dagli specialisti, è un problema molto più serio e profondo rispetto a un semplice mangiare troppo. Tanto è vero che oggi è considerato addirittura un disturbo mentale, di cui soffrono moltissime persone in tutto il mondo anche senza esserne consapevoli.

Chi soffre di binge eating ha un comportamento caratterizzato da abbuffate sfrenate, e dal mangiare il più possibile in ogni occasione in cui ne ha l’opportunità, senza riuscire a controllarsi.

Spesso se ne vergogna anche molto, ma non riesce in alcun modo a limitare il comportamento disfunzionale. A differenza di altri disturbi alimentari più noti, quali anoressia nervosa e bulimia, nel binge eating manca il cosiddetto comportamento di purga.

Significa che, mentre chi è affetto da anoressia nervosa rifiuta il cibo, e il bulimico si abbuffa ma poi adotta rituali di purificazione come vomitare, il binge eater si limita ad introdurre grosse quantità di cibo nel proprio corpo, con evidenti ricadute a livello fisico.

Infatti, tranne in casi di metabolismo particolare, ciò porta molto spesso a condizioni di sovrappeso che possono sfociare nell’obesità, con tutti i rischi di salute correlati.

Come uscirne

Per guarire dal binge eating occorre soprattutto riconoscere di esserne affetti. Non si tratta solo di amare il cibo: nel binge eater subentra un profondo stato di disagio psicologico qualora non riesca ad abbuffarsi come al solito, o se gli viene richiesto di moderarsi. Il cibo per il binge eater è un conforto insostituibile.

In secondo luogo sarebbe opportuno seguire un percorso di psicoterapia. Uno psicoterapeuta aiuterebbe la persona ad identificare quale disagio si cela dietro a questo comportamento malsano, che potrebbe avere ricadute anche sul piano sociale (vergogna, fat shaming…).

La guarigione passa di solito per una presa di consapevolezza e per l’adozione di comportamenti alimentari più funzionali che diventano progressivamente la norma.

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