L’ostefitosi è una patologia in cui i soggetti colpiti presentano delle escrescenze ossee, gli osteiti appunto, in prossimità delle articolazioni.
Sono causate da accumuli innaturali di calcio, che in genere si radunano a ridosso delle cartilagini che ricoprono le articolazioni e che in genere accompagnano anche episodi di artrite.
I sintomi
Gli osteofiti in genere possono essere riconosciuti sia al tatto, nel caso in cui siano di dimensioni apprezzabili, sia a causa di alcuni sintomi che sono piuttosto tipici di questa patologia, come:
- Dolore durante il movimento dell’articolazione interessata;
- Sensazione di movimento non completo e non libero, con l’articolazione che potrebbe essere impossibilitata a muoversi lungo l’arco ritenuto normale.
Sono pericolosi?
Gli osteofiti non sono pericolosi di per sé e limitano la loro azione ai disturbi che abbiamo descritto poc’anzi. Si tratta, però, di una manifestazione di problemi più ampi che hanno sicuramente necessità di essere diagnosticati e poi curati tramite la terapia appropriata suggerita dal nostro medico.
Perché gli osteofiti: le cause
Le cause che portano alla formazione di osteofiti sono in genere traumi che portano al danneggiamento di un’articolazione, sulla quale il nostro corpo esercita una reazione spropositata che invece di limitarsi a riparare i tessuti danneggiati, li ricopre con accumuli di calcio e di materiale osseo che non dovrebbero trovarsi nel punto in cui insistono.
Anche altre patologie degenerative dell’apparato scheletrico, come l’osteomelite, possono essere causa della osteofitosi, una patologia comunque che è comune soltanto nei soggetti che sono più avanti con l’età.
Si possono trattare
A prescindere dal fatto che in genere gli osteofiti sono segnale di una patologia più importante in corso, possono essere corretti in genere per via chirurgica, soltanto però quando questi siano diventati problematici per la vita di tutti i giorni.
In caso di dolori troppo acuti e di impossibilità nella deambulazione, si può intervenire in chirurgia ossea, andando a rimuovere il deposito calcificato in eccesso.
Si tratta di un’operazione importante, la quale deve essere affrontata esclusivamente nei casi più gravi di questa patologia.